Join my books } Marina

23:19:00

La settimana scorsa ho letto Marina, romanzo di Carlos Ruiz Zafon. Il mio rapporto con questo scrittore è... strano. Adoro il suo stile e adoro il suo modo di dipingere le emozioni e gli scenari con le parole. Ha fantasia, a volte sfruttata benissimo, altre meno. La sua sfortuna, con me, è essermi imbattuta nel suo capolavoro all'inizio: L'ombra del vento ha segnato l'incipit del nostro rapporto. Un inizio accattivante, elegante. Non è certo colpa di Zafon, nè mia ( o forse si) se continuerò a paragonare tutti i suoi lavori al primo. Effettivamente, dovrei smetterla. Forse è un po' come paragonare il proprio fidanzato con gli ex. Insomma, non è carino.
Passando alla recensione, il romanzo è ambientato nella Barcellona degli anni '70: Oscar è un adolescente che passa i suoi giorni in collegio, lontano da una famiglia che non sente sua. Durante una delle sue passeggiate clandestine, viene attirato in una grande e vecchia casa da una dolce voce che canta: si avvicina alla finestra, non vede nessuno, scavalca. La voce proviene da un grammofono: sul tavolo, un orologio, Lo afferra, lo osserva. Si accorge della presenza di un anziano signore che cerca di afferrarlo: Oscar scappa via dimenticandosi di avere l'orologio in mano. Una volta tornato in collegio, esamina meglio l'oggetto e nota una dedica: A German. Preso dai sensi di colpa, Oscar decide di tornare nella vecchia casa e restituire l'oggetto. E' così che conoscerà il diffidente gatto Kafka, German e sua figlia Marina, di cui Oscar si invaghisce (io oserei pur dire innamora) subito. Ad Oscar pare di aver trovato la famiglia che ha sempre voluto. Marina coinvolgerà Oscar in un mistero che i due tentano di svelare.

Comincio con gli spoilers.

Adoro i personaggi di questo libro. Li adoro tutti. Dai buoni ai cattivi. Adoro Oscar e Marina insieme, adoro la dolcezza di German, adoro la storia tra Eva e Michael, la fedeltà del cocchiere Luis, la fragilità del dottore L'intero romanzo è immerso in un'atmosfera gotica e scura, che mi rendeva spontaneo immaginare la città velata da un alone grigio. Non ho trovato noiosa o lenta nessuna parte del romanzo: la lettura è stata scorrevole e abbastanza accattivante. Ho notato che alcuni lettori hanno trovato piuttosto macabro l'ingresso in scena dei manichini, per me invece è stata una scelta coerente con la trama e le altre scelte dell'autore. Una nota stonata, secondo me, è stata la storia dell'infanzia nelle fogne di Michael e la storia religiosa dietro: le ho trovate un po' esagerate, io avrei proposto qualcosa di più realistico. 
Il finale della storia e lo scambio di ruoli che avviene alla fine è già intuibile capitoli prima, ma è comunque una brutta sorpresa. Ho adorato la scena in cui muoiono Michael ed Eva tanto quanto ho odiato Zafon per non averci concesso un happy ending: le ultime pagine sono davvero molto commoventi, così come l'addio tra German e Oscar. Zafon, ti perdono solo perchè hai fatto confessare a Marina il suo amore per quel povero ragazzino. E' comunque una lettura che ti lascia con l'amaro in bocca, ma secondo me ne vale la pena. Ho avuto l'impressione che questa opera sia stata la prova generale per L'ombra del vento. Ho notato molti punti in comune o che mi hanno richiamato quest'ultimo: il mistero, la storia d'amore unita a questo, la storia d'amore dei protagonisti. Piccole, o meno, cose che mi hanno fatto accostare i due lavori.
Sapete già qual è il mio preferito, ma ciò non toglie che Marina è un ottimo lavoro, una lettura appassionate, misteriosa e commovente. Il mio voto è 4.5/5 Ulteriore consiglio: dopo L'ombra del vento e i seguiti di questo, non leggete altre opere di Zafon. Leggete libri di altri autori!
Se avete letto questo libro o altri di Zafon, fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un commento!
Buone feste!

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